Vitelli a 90 giorni: nuovi bisogni e nuovi spazi

Ecco quindi un vademecum delle buone pratiche da adottare se hai dei vitelli a 90 giorni di vita. Leggi tutto l’articolo sul blog

Nel precedente appuntamento con il blog di settembre abbiamo parlato di vitellini, dai primi giorni fino ai 90.
Dal 2°-3° mese si arriva invece alla fase di svezzamento, dove la dieta prevalentemente liquida viene integrata ad alimenti secchi ad alto contenuto proteico, di elevata qualità e appetibilità.
A questo stadio risulta di fondamentale importanza considerare non solo l’età del vitello, ma il peso corporeo e lo stato di crescita e sviluppo individuale, per assecondare caratteristiche e relative necessità ove non tutti i conspecifici hanno maturato lo stesso grado di sviluppo.
Il periodo dello svezzamento è proprio quando il bovino passa da monogastrico a ruminante, il rumine si attiva infatti a seguito dell’ingestione anche parziale di dosi di alimenti solidi: solo grazie ad una corretto sviluppo si creano i batteri necessari per favorire la fermentazione degli alimenti e trarne l’energia indispensabile, evitando irrecuperabili perdite di peso nel post-svezzamento e crescendo un animale forte e sano.
Fino ai 6 mesi di vita, i vitelli sottoposti ad un elevato grado di stress psicologico necessitano di cure e attenzioni particolari, per assecondare le loro caratteristiche di crescita e le relative necessità.

“Le pratiche di allevamento, per quanto possibile, dovrebbero evitare continui cambiamenti nella composizione dei gruppi delle vacche da latte, in modo da facilitare la continuazione di legami sociali di lunga durata, evitando frequenti interruzioni degli stessi e fornendo stabilità sociale nel gruppo.” (EFSA, 2012b – Raccomandazione 65).

Ecco quindi un vademecum delle buone pratiche da adottare se hai dei vitelli a 90 giorni di vita:

  • La somministrazione del latte in primis dev’essere ridotta in maniera graduale per lasciare il tempo all’animale di abituarsi e considerando che, idealmente, l’animale non dovrebbe assumere alimenti liquidi dopo la 10° settimana.
  • Importante nutrire e monitorare i vitelli 2 volte al giorno e assicurare un’illuminazione e ventilazione il più naturale possibile
  • Gli ambienti devono essere sanificati e controllati in quanto i vitelli sono altamente soggetti e problemi polmonari e malattie enteriche
  • Spostare a 60 giorni di vita i vitelli in stabulazione collettiva, obbligatorio ai sensi di legge.
  • I vitelli hanno infatti nuovi bisogni: interagire, socializzare e muoversi sono condizioni necessarie per la loro salute ed il loro benessere, per tale motivo esistono diverse soluzioni create per i piccoli bovini.

“Per i vitelli allevati in gruppo, lo spazio libero disponibile per ciascun vitello deve essere pari ad almeno 1,5 metri quadrati per ogni vitello di peso vivo inferiore a 150 chilogrammi, ad almeno 1,7 metri quadrati per ogni vitello di peso vivo pari o superiore a 150 chilogrammi, ma inferiore a 220 chilogrammi, e ad almeno 1,8 metri quadrati per ogni vitello di peso vivo pari o superiore a 220 chilogrammi” (decreto legislativo n. 126 del 7 luglio 2011).

I casi eccezionali si verificano sotto il controllo di un medico veterinario, nell’eventualità che vi siano condizioni sanitarie che obblighino il vitello a restare isolato dal resto del gruppo, o nel caso che si tratti di un gruppo totale inferiore a 6 capi e il vitello sia stabulato assieme alla madre.

Gli ambienti di gruppo dedicati devono presentare una base asciutta e permettere agli animali di arrivare facilmente a cibo ed acqua in quantità, motivo per il quale è sempre consigliato predisporre ambienti dedicati, facili da pulire e da gestire, anziché accontentarsi di spazi ricavati all’interno di una stalla.

Vitelli: quanto è importante investire nel futuro, dai primi 90 giorni

I primi 90gg di vita sono determinanti per la salute futura del mandria, in quanto i vitelli risultano sensibili a diverse patologie. Leggi di più

Il benessere del proprio bestiame e della propria azienda è un risultato che si ottiene con cura, precisione e monitoraggio costante.

Un’attenta gestione e organizzazione dello spazio dedicato ai primi giorni e mesi di vita dei vitelli, con un’età inferiore agli 8 mesi, rappresenta per un allevatore la prerogativa chiave per la resa della propria azienda, in termini di salute, longevità e fertilità animale ma anche produttività e qualità.

Vediamo di seguito alcune delle caratteristiche chiave per garantire benessere ai propri animali:

  • I primi 90gg di vita sono determinanti per la salute futura del mandria, in quanto i vitelli risultano altamente sensibili a diverse patologie, tra le più comuni quelle respiratorie e intestinali a causa della mancanza totale di anticorpi. Durante le prime 48h di vita un’adeguata colostratura se somministrata nelle corrette dosi (50g di anticorpi/1L) e tempistiche previene le infezioni, mantenendo immutata la flora microbica ‘positiva’ e proteggendo la salute del vitello a lungo termine, soprattutto se effettuata correttamente ad un’ora dalla nascita quanto l’organismo detiene la massima capacità di assunzione di anticorpi.

  • La protezione dell’animale deriva allo stesso modo dagli ambienti circostanti a lui riservati, dove si consiglia di dotarsi di filtri sanitari e sistemi di pulizia, per garantire un ecosistema igienizzato e luminoso oltre che ampio per impedire la trasmissione dei batteri. Fino ai 60 giorni gli animali saranno quindi inseriti in delle gabbiette individuali che se da una parte garantiranno un’alimentazione individuale e specifica ai bisogni del singolo, dall’altra impediranno la trasmissione di infezioni.

L’ordinanza legale sulla protezione degli animali impone però dei rigidi requisiti da soddisfare, quindi è importante garantire ai vostri animali delle gabbiette aperte che permettano un contatto visivo e olfattivo con i conspecifici (Art. 38 OPAn)

La struttura deputata alla crescita dell’animale deve quindi permettere il ricambio d’aria estivo, verificando che la frequenza respiratoria non superi tra i16-50 respiri al minuto, ma al contempo sapersi adattare a temperature più rigide per evitare l’incombenza di malattie respiratorie che possano portare il vitellino ad uno stato di stress e debolezza.

Manutenzione costante ed elevatissimi standard di pulizia e precisione garantiscono risultati concreti e tangibili, in un settore dove essere lungimiranti non è una semplice accortezza ma una reale necessità.

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Attenzione all’alimentazione dei bovini in estate

L’alimentazione dei bovini è uno dei fattori che necessita di costante monitoraggio nei vari periodi dell’anno ma soprattutto in quello estivo

L’alimentazione del bovino è un tema delicato ed un processo che merita particolare attenzione dalla falciatura fino alla conservazione ed alla distribuzione, per permettere all’animale il massimo della salute e, di conseguenza, all’uomo.

Come ben sappiamo i bovini fanno parte della famiglia dei ruminanti, categoria di  erbivori comprendente caprini, ovini, cervidi e camelidi, caratterizzati da un apparato digerente con 4 stomaci funzionali per il processo di digestione della cellulosa.

Il sistema digerente poligastrico dei bovini è descritto come complesso proprio per il processo di fermentazione microbico che inizia nei prestomaci (rumine, reticolo, omaso) e si conclude all’abomaso, vero e proprio stomaco operante in attività con gli enzimi digestivi dell’intestino.

L’alimentazione bovina nella stagione estiva: alcune precauzioni

L’alimentazione dei bovini è uno dei processi determinanti che necessita di costante e minuzioso monitoraggio nei vari periodi dell’anno ma soprattutto in quello estivo, il quale rappresenta spesso un ostacolo al comfort dell’animale che può risentire dell’umidità e delle alte temperature. Il clima circostante sfocia quindi in una riduzione dell’ingestione e della produzione di latte, evidente soprattutto verso i mesi autunnali: secondo il THI (Temperature Humidity Index) le temperature non devono infatti superare il valore di 73 dove iniziano i primi sintomi di disagio fino al valore di 84 con una vera e propria emergenza.

Le precauzioni da prendere in vista della stagione torrida comprendono quindi la presenza di zone d’ombra e di ambienti ventilati, disponibilità maggiore di acqua pulita e fresca, possibilmente sotto ai 15° e, ultimo ma non meno importante, razione e dosaggi di cibo ad hoc.

Il corretto piano alimentare nell’alimentazione dei bovini

Il piano alimentare va infatti regolato secondo una nutrizione clinica dove il dosaggio di particolari nutrienti e additivi alimentari ricopre un ruolo fondamentale: mentre in inverno è maggiormente accettabile l’inserimento di foraggi più stagionati, in estate è necessario che questi siano giovani, freschi e appetibili.

L’appetibilità della biada deve andar di pari passo con la sua digeribilità, prediligendo insilati come mais oppure barbabietola e soia, alimenti ad alto contenuto di zuccheri e proteine a bassa degradabilità ruminale, è inoltre buona azione quella di limitare la concentrazione di cloro preferendo sodio, magnesio, potassio e fosforo, per evitare l’acidosi metabolica del sangue attivabile con lo stress da caldo.

A livello di gestione degli spazi e delle tempistiche è inoltre utile preferire la somministrazione negli orari più freschi, quali la mattina presto e la sera tardi, assicurandosi una corretta illuminazione e predisposizione di mangiatoie e abbeveratoi.

Noi consigliamo sempre, coerentemente con la nozioni sovrascritte, di prendere come riferimento la naturale e spontanea reazione delle bovine alla variazione di dosi e misure nutrizionali, per imparare e riconoscere i loro bisogni e adattare la nutrizione in base alla loro sazietà ed energia.

(tab.1) Concentrazione consigliata di macroelementi nella stagione estiva (valori riferiti alla sostanza secca)

Elementi

Valori consigliati in estate

Sodio

0,6 max

Potassio

nessun limite

Cloro

> 0,25

Magnesio

0,4

Calcio

> 0,9

Fosforo

> 0,4

Dcda meq (Na + K) – Cl]100 grammi

+ 35 + 40

Fonte: Fantini Professional Advice 2015

Giornata Internazionale del Latte

Il latte vaccino è l’elemento basilare della dieta mediterranea. Vediamo insieme la situazione del mercato latteario alla luce della crisi.

Dal 2001, il primo giugno coincide con la Giornata Internazionale del Latte, ricorrenza istituita dalla FAO per celebrare il latte vaccino come l’alimento globale per eccellenza.

Conosciuto fin dai tempi più antichi, tuttora prodotto in svariate forme e quotidianamente scelto per le sue proprietà nutrizionali, il latte da sempre accompagna la storia dell’uomo e con essa si evolve, contribuendo ad apportare proteine, vitamine e minerali per l’essere umano e l’animale.

La giornata è stata istituita non solo con l’intento di decantare un alimento tanto rappresentativo per una dieta sana, ma per sostenere l’esigenza di una produzione responsabile e regolamentata nel settore agroozootecnico e lattiero-caseario, promuovendo e tutelando l’industria che vi lavora dietro le quinte.

Nonostante la diminuzione dei consumi di latticini, spesso e sempre più volentieri associati all’idea di crisi ambientale e sofferenza animale, il latte è riconosciuto come l’alleato essenziale per l’apprezzata dieta mediterranea, dove la chiave, come in tutto, si trova nel mezzo: il giusto equilibrio tra un consumo ed una produzione consapevole.

GIUGNO 2021: QUALCHE DATO

Ciò che spesso il consumatore finale non sa è che il prezzo medio del latte vaccino che arriva sugli scaffali del supermercato è il risultato di un iter ben più lungo e articolato, troppo spesso poco meritocratico e non sempre dalla parte dell’allevatore.

Quest’ultimo dipende infatti da molteplici variabili, tra cui, nel 2020, oltre alla pandemia globale, l’aumento del 30% del costo degli alimenti per il bestiame, prezzo direttamente relazionato agli introiti della produzione.

Nonostante le pessime prerogative, l’industria del latte vaccino sembra però aver degnamente resistito alla crisi: da un lato grazie alla domanda derivante da Cina e Sudest Asiatica, dall’altro posizionandosi maggiormente nell’utilizzo domestico ed al dettaglio, compensando la mancanza creata dalla chiusura di bar, ristoranti e pizzerie.

Dall’ inizio del 2021 il prezzo del latte in Italia sembra ora essersi stabilizzato, raggiungendo una quotazione media al 350,00 euro/1000 kg nella recente seduta della CCIAA di MI-MB-Lodi del 24 maggio. Un dato davvero positivo se confrontato con i 12 mesi precedenti, dove il costo del latte era inferiore del 5,18% (da 328,75 a 345 euro/1000kg tra maggio 2020 e 2021), nonostante lo standard del 2019 sia ancora lontano (391,25euro/1000kg a maggio 2019)

Il recente rialzo del prezzo del latte vaccino e dei prodotti agricoli in generale, apre, secondo la Commissione Europea, l’inaspettata prospettiva ad un mercato favorevole, coerentemente anche alle recenti riaperture ed il progredire della campagna vaccinale.

In generale l’annata passata è stata densa di squilibri e timori che ancora aleggiano e si ripercuotono nel settore zootecnico, parzialmente salvato, oltre dalla nobile firma Made in Italy, dal latte a utilizzo caseario, con un incremento di export del +1,7% e del +12,7% lo scorso dicembre, per quanto riguarda Grana Padano e Parmigiano Reggiano.

Il rischio più imminente tuttavia rimane la sovrapproduzione e la perdita di competitività del latte italiano nel contesto europeo e globale, sarà necessario un accordo ed, ancor prima, un dialogo tra mondo della produzione, istituzioni e richieste del mercato.

L’obiettivo primario deve essere la salvaguardia dei prodotti lattieri italiani in accordo con la responsabilità animale, la qualità dell’offerta ed il guadagno netto dell’allevatore, restituendo così valore alla produzione ed alla professione che da anni la permette.

latte vaccino

(Fonti: Assolatte.it; ec.europa.eu; agronotizie.imagelinenetwork.com)

La regolazione del microclima in stalla e la ventilazione naturale 

In inverno gli allevatori ricorrono al sistema di ventilazione naturale, tuttavia in estate può non essere sufficiente. Scopri perchè

La bella stagione è dietro l’angolo, e con essa le necessità dei bovini da allevamento si fanno ancora più protagoniste. L’osservazione e la gestione della vacche da latte è, fin dai primi istanti di vita, un processo sempre più delicato che richiede un continuo aggiornamento e manutenzione per assicurarsi che l’ambiente circostante sia accogliente e favorisca una crescita sana e forte.

In inverno gli allevatori spesso ricorrono al sistema di ventilazione naturale, tuttavia nei periodi più caldi questo metodo di raffrescamento può non essere sufficiente per garantire il benessere dei propri animali. Vediamo in questo articolo perché.

LA GIUSTA TEMPERATURA NELLA STALLA

Le temperature che per noi possono essere tradotte in un clima mite, dai 24°-25°, per gli animali da latte possono rivelare le prime complicazioni, andandosi a sommare progressivamente con l’impatto delle radiazioni solari, il livello di umidità relativa (UR) e gli sbalzi termici, riassumendosi nel generale stress da caldo.

Per ottimizzare dunque la salute generale, le temperature medie delle stalle dovranno variare, distinguendosi in base alle bovine in lattazione e in asciutta. Tra i vari accorgimenti, le prime richiedono una neutralità termica indicativamente tra i –5° e 21°, ma anche le bovine in asciutta meritano pari attenzioni per il periodo di stress a cui sono sottoposte, con una temperatura più elevata indicativamente tra i 0° e i 24°.  Considerando che le temperature ottimali non possano mai darsi per definitive in relazione a fattori quali l’umidità e la velocità dell’aria, la media di riferimento si dovrebbe aggirare dai 7° ai 20° con un tasso di umidità non superiore al 40/50%.

LA VENTILAZIONE NATURALE E I SISTEMI DI RAFFRESCAMENTO

Nel periodo meno caldo si ricorre a sistemi che rafforzino i naturali metodi di ricircolo attraverso movimenti d’aria dal basso verso l’alto, grazie ad aperture laterali e cupolini superiori. La stagione fredda infatti, indipendentemente dal territorio, fa spesso affidamento alla ventilazione naturale, detta anche sistema “passivo”, grazie alla capacità di riciclaggio dell’aria senza il ricorso di alcuna fonte energetica. Un processo ottimale per ridurre notevolmente costi e manutenzione attraverso un cosiddetto effetto ‘camino’.

Nonostante ciò, considerando la tendenza fisiologica delle vacche ad emanare calore, all’alzarsi delle temperature i sistemi naturali potrebbero non esser sufficienti per contrastare lo stanziamento d’aria calda, entra quindi in gioco la necessità di un sistema di raffrescamento e ventilazione forzata. Strumenti di termoregolazione vengono distribuiti tra dormitori e zone di alimentazione accompagnati da delle doccette nelle autocatture a ritmo alternato per guidare un ciclo di raffreddamento e asciugatura del manto delle bovine, agevolando il bilanciamento della temperatura. I destratificatori, ad alto rendimento energetico e basso consumo, permettono il costante riciclo e la ridistribuzione dell’aria, grazie al movimento costante di sei pale in alluminio.

Le nuove tecnologie permettono di abbinare questi sistemi a delle centraline automatiche che, grazie al rilevamento di temperatura/umidità, permette la regolazione automatica dei cicli di bagno-asciugatura.

In conclusione, il monitoraggio del microclima in una stalla non è altro che uno dei tanti fattori da considerare, possibilmente già in fase di progettazione della struttura, per riuscire ad avere un miglioramento notevole del benessere animale e maggiori risultati in termini di qualità e produttività.

La fienagione: lavorazione e rischi

Scopri in questo articolo come ottenere un’ottima fienagione, i processi di lavorazione e i rischi della fermentazione.

Il mondo delle aziende zootecniche sta rivolgendo sempre una maggiore attenzione ad ogni aspetto legato alla vita degli animali allevati. In particolare, per mantenere le bovine in salute e con alti livelli di produttività è fondamentale controllare la loro alimentazione.

Qualità nel processo produttivo dei foraggi

È necessario, dunque, fare attenzione alla qualità dei foraggi non solo verificando la materia prima – selezionando specie più produttive per qualità e quantità – ma anche rendendo sempre più efficiente la loro lavorazione e conservazione.    

Una volta raccolta la pianta verde, dato il suo alto contenuto di acqua, deve essere correttamente trattata per non andare incontro ad un veloce deterioramento. Un foraggio stabile, che mantiene tutte le qualità nutritive originarie, ha bisogno dunque di una lavorazione rapida.

La fienagione

In cosa consiste la fienagione?

Questa pratica, che viene chiamata anche conservazione a secco, prevede l’asportazione di acqua dai tessuti vegetali fino ad arrivare a valori di umidità compresi tra il 12% e 15%.

Tra le diverse tipologie di fienagione ci sono: la tradizionale (il fieno viene lasciato ad essiccare nel campo senza mai essere spostato) e in due tempi (processo che prevede una fase di pre-appassimento nel campo e poi una successiva di essiccazione nel fienile).

I rischi derivati dalla fermentazione del fieno

Nel compattare il foraggio si verificano delle perdite di fermentazione poiché nella massa compressa del prodotto si verificano minori scambi gassosi. In questo modo proliferano muffe e microrganismi che degradano le strutture di proteine e carboidrati. Ciò porta a un fieno “riscaldato” dove gli zuccheri e gli amminoacidi reagiscono tra loro formando composti non digeribili dagli animali.

A seconda della tecnica di conservazione scelta si avranno diverse perdite di fermentazione; nello specifico tra il 10-15% per la fienagione tradizionale, dati che possono arrivare anche al 30% se il foraggio ha un alto tasso di umidità, e fra il 3-10% per la fienagione a due tempi.

Inoltre se non controllata nel modo corretto la fermentazione del fieno – in particolare per certi tipi di piante e quando il prodotto stoccato è troppo umido – può portare al verificarsi di episodi di autocombustione.

Avere una struttura efficiente e di qualità ed applicare alcune accortezze in fase di stoccaggio del fieno è dunque un aiuto maggiore per controllare il processo di fienagione.

Per maggiori informazioni sui vari modelli di tunnel agricoli:

https://www.antoniniduea.it/it/tunnel-agricoli-e-coperture-in-telo/

L’acciaio è sostenibile: scopri perchè in questo articolo

Sostenibilità ambientale significa riciclabilità e durabilità, è l’acciaio è sostenibile a tutti gli effetti! Infatti, è il materiale più riciclato al mondo (vengono riciclate circa 14 tonnellate al secondo).  L’Italia è il 1° paese europeo per riciclo di rottame ferroso con una media di circa 20 milioni di tonnellate annue di materiale che viene rifuso nelle acciaierie nazionali. 

Dopo aver esaurito le proprie funzioni strutturali il 100% dell’acciaio rottamato viene riciclato (senza perdere alcuna proprietà) e il 99% dei profili, sia piani che lunghi, viene recuperato in quanto facilmente separabile dagli altri materiali. L’acciaio dunque contribuisce, direttamente ed indirettamente, alla conservazione delle risorse naturali. 

L’ACCIAIO È SOSTENIBILE: IL SUO IMPATTO NELL’ EDILIZIA

Il ciclo di vita di un fabbricato in acciaio è notevolmente più lungo di quello di un fabbricato tradizionale, considerando anche la possibilità di modificarne la destinazione d’uso senza gravosi impatti ambientali (nessun materiale da mandare in discarica e nessun consumo di energia per lo smaltimento). 

Grazie alle moderne tecnologie di zincatura e verniciatura, l’acciaio mantiene intatte le sue proprietà per tutta la vita dell’opera realizzata, contribuendo ad allungare la vita della costruzione. L’acciaio è sostenibile perché consente inoltre di realizzare edifici ad alta efficienza energetica grazie a sistemi di rivestimento dalle alte prestazioni isolanti. 

Per ottimizzare tutte le sue caratteristiche consigliamo sempre di rivolgersi ad un progettista e costruttore esperto, che conosce i limiti e le caratteristiche performanti e di conseguenza può realizzare la tua costruzione come si deve.  

Rivolgiti a noi per una prima consulenza, vai su:

Perché costruire una struttura in acciaio?

L’acciaio interpreta la sintesi più attuale di ingegneria e architettura realizzando costruzioni che si traducono in investimenti vantaggiosi nel tempo. Grazie alla forza della sua espressività e alle sue caratteristiche di elasticità e malleabilità, l’opera architettonica e quella strutturale diventano l’una interprete dell’altra, esaltando il progetto e le sue peculiarità. Lavorazioni come zincatura e verniciatura o l’utilizzo di acciaio inossidabile garantiscono  un’ opera finale in grado di mantenere inalterate le proprie caratteristiche nel tempo. 

UNA STRUTTURA IN ACCIAIO È CONSIDERATA TECNOLOGIA E INNOVAZIONE

L’accuratezza e il grado di precisione utilizzato nella progettazione delle strutture in acciaio permette di ottenere costruzioni leggere e contemporaneamente sicure. Ogni dettaglio costruttivo ha uno scopo ben preciso a livello strutturale, ed è pensato in modo da coniugare il gusto estetico, la semplicità della posa in opera e la convenienza economica.

Da ciò nasce la possibilità di concepire spazi interni molto ampi senza strutture di sostegno intermedie. L’ingombro ridotto delle strutture metalliche grazie all’assenza di pilastri e profili più sottili, consente il massimo sfruttamento dell’area coperta, vantaggio difficilmente ottenibile mediante materiali tradizionali come il calcestruzzo armato. Infine, grazie alla sua flessibilità, una struttura in acciaio permette ampliamenti, sopraelevazioni, ristrutturazioni, cambi di destinazione d’uso e adattamento degli spazi interni altrimenti difficilmente ottenibili con l’uso di altri materiali.

La funzionalità e versatilità di impiego rendono l’acciaio un materiale competitivo per qualsiasi tipo di realizzazione. La competitività delle soluzioni in acciaio è testimoniata da elementi che incidono in maniera molto positiva sui costi finali di realizzazione di un’opera: rapidità costruttiva innanzitutto, ma anche risparmio sulle opere di fondazione (strutture leggere necessitano di fondazioni meno importanti). 

PERCHÈ SCEGLIERE UNA STRUTTURA IN ACCIAIO ANCHE SU ADEGUAMENTI ESISTENTI

Gli interventi sull’esistente costituiscono un tema sempre più sentito di fronte alla storicità del patrimonio di costruzioni e infrastrutture realizzate durante i decenni della forte crescita economica e demografica del secolo scorso. Tra questi è predominante il problema della sicurezza sismica delle costruzioni esistenti, realizzate secondo criteri antisismici obsoleti oppure senza considerare l’azione sismica perché al momento del progetto l’area nella quale erano state realizzate non ricadeva tra quelle classificate sismiche. 

Oggi è ben noto come l’intero territorio italiano sia soggetto a rischio sismico e i recenti eventi hanno purtroppo evidenziato la vulnerabilità sismica del costruito quale emergenza sociale ed economica che minaccia sia la vita degli abitanti che le attività produttive. Per questi motivi la ricerca di soluzioni efficaci e competitive per ridurre la vulnerabilità delle costruzioni esistenti nei confronti dei terremoti e le loro applicazioni sul campo hanno assunto ruoli di crescente centralità nel settore delle costruzioni. In tale ambito l’acciaio gioca un ruolo indubbiamente fondamentale grazie alle seguenti peculiarità:

  • leggerezza degli elementi strutturali, resa possibile da un elevato rapporto peso/resistenza, una caratteristica che, a sua volta, consente di semplificare il trasporto e la posa in opera delle strutture e di ridurre al minimo gli effetti collaterali dovuti all’incremento del carico e delle masse sulle strutture esistenti;
  • dimensioni contenute degli elementi strutturali, come conseguenza naturale dell’elevata efficienza strutturale dell’acciaio, una caratteristica che consente di semplificare la sostituzione e/o l’integrazione di opere esistenti con elementi rinforzanti;
  • pregio estetico degli elementi in acciaio, fondamentale quando la sinergia strutturale tra materiali vecchi e nuovi si coniuga con il valore architettonico che nasce dal contrasto tra caratteristiche disomogenee;
  • rapidità di costruzione, una caratteristica sempre auspicabile, ma in particolar modo quando l’intervento è urgente oppure quanto non è possibile una interruzione prolungata dell’uso della costruzione;
  • reversibilità degli interventi, caratteristica delle strutture in acciaio basata sui collegamenti a secco smontabili, importante soprattutto per gli interventi sull’edilizia storica.

Per tali motivi la carpenteria metallica è una soluzione che si presta molto bene agli interventi strutturali volti alla riduzione della vulnerabilità sismica delle costruzioni esistenti in muratura o in calcestruzzo armato

Scopri come lavoriamo su: https://www.antoniniduea.it/it/azienda/

ANCHE LA RIMONTA È UNA PARTE CHE CONTA

Che caratteristiche deve avere secondo noi la stalla rimonta?

Parliamo di alcuni fattori da valutare quando si progetta la costruzione o ampliamento della stalla rimonta, che ovviamente va vista caso per caso, perché come ci teniamo sempre a sottolineare, ogni allevamento è a sé come ogni singolo capo, ed è giusto che come prima cosa l’allevatore intraprenda la scelta che lui ritiene più giusta per la sua mandria. 

Stalla rimonta: quali sono i fattori fondamentali

Per noi alcuni degli elementi fondamentali rimangono sempre l’aerazione e la luminosità, indipendentemente dal materiale costruttivo e dalle dimensioni. Una stalla il più possibile aperta, inclinata e orientata nel modo giusto favorisce infatti una buona aerazione naturale, almeno ove le condizioni climatiche esterne siano favorevoli. Altra cosa da non sottovalutare è la luminosità naturale indiretta che si può realizzare con alcune piccole accortezze in fase di progettazione della stalla rimonta per le manze, tutto ciò favorisce un ambiente più salubre e performante. 

Come progettare una stalla rimonta

La progettazione interna dovrebbe essere fatta tenendo conto dei vari periodi dell’anno e le loro relative criticità. A nostro avviso è meglio considerare una suddivisione in vari box in modo da organizzare un’alimentazione dedicata in base alle varie età e in base alla crescita, accesso libero alla corsia di alimentazione e preferibilmente accesso diretto al paddock esterno 24 ore su 24. 

Dare la possibilità alla manza di passare del tempo all’aria aperta favorisce la sua naturale fisiologia, consentendole di muoversi liberamente su un terreno morbido e non cementato, rafforza la sua struttura e favorisce la sua sana crescita, per avere una vacca più in salute un domani. 

Scopri alcuni esempi su https://www.antoniniduea.it/it/prodotti/farm-tunnel-per-bovini/ 

FAI SPAZIO AI VITELLI

Sempre più attenzione viene data al benessere animale, già a partire dalla nascita del vitello, per questo è importante conoscere le normative attuali e consolidare il proprio metodo acquisito grazie all’esperienza sul campo, in ogni caso è importante dedicare la giusta attenzione e il giusto tempo ai nuovi nati che saranno poi il futuro della stalla. Che scegliate una struttura dedicata tipo vitellaia o la soluzione su box vitelli esterni è bene considerare alcune informazioni generiche, che spesso ci vengono chieste e che possono essere una base di partenza per realizzare una struttura funzionale. 

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE CHE DEVE RISPETTARE UNA VITELLAIA?

Una delle prime caratteristiche riguarda la zona riposo che dovrà essere sempre asciutta e confortevole, dovrà ricevere la giusta illuminazione e aerazione, essere riparata da eventuali correnti d’aria, i vari box vitelli dovranno permettere un’agile movimentazione da parte dell’animale e favorire i contatti visivi e olfattivi tra di loro, ove non ci siano diverse prescrizioni veterinarie. Dopo le prime 8 settimane i vitelli dovranno essere obbligatoriamente allevati in gruppo con dei spazi minimi e dei parametri ben definiti in base al peso. Ultima ma importantissima caratteristica che ci teniamo a sottolineare è che tutti i materiali costruttivi devono essere facilmente lavabili e disinfettabili. La pulizia e la sanificazione sono un punto fondamentale per avere una vitellaia performante. 

CHE DIMENSIONI DEVE AVERE UN BOX PER VITELLI?  

Le dimensioni variano in base al peso del vitello ma anche in base alle singole direttive che la propria Asl richiede, quello che noi consigliamo vivamente è di predisporre una struttura dedicata e non un angolo improvvisato o spazio di recupero normalmente in disuso. In caso di vitelli disposti su box singoli consigliamo una superfice di almeno 1,5mq per i primi 30gg e di circa 2mq fino a 60gg, ovviamente sono dati indicativi che possono variare molto anche in base al tipo di svezzamento che si intraprende. Certo è che l’attenzione si sta spostando sempre di più verso il benessere animale già da prima della nascita, dedicare o aumentare lo spazio nella vitellaia, assieme ad altre importanti accortezze, permette di raggiungere risultati più che sodisfacenti. 

Scopri alcune delle strutture che abbiamo realizzato https://www.antoniniduea.it/it/prodotti/vitellaia/