Il periodo della fienagione: perchè è così importante

Se sei un agricoltore navigato nel campo dell’alimentazione saprai cosa significa fienagione, ma sei al corrente dei metodi più performanti per arrivare ad una resa elevata?

Se sei un agricoltore ormai navigato nel campo dell’alimentazione animale saprai senz’altro cosa significa fienagione, ma sei al corrente dei metodi più performanti per arrivare ad una resa di prodotto elevata?

Se invece sei un agricoltore alle prime armi di seguito troverai qualche dritta per affrontare al meglio questo passaggio fondamentale per la gestione del bestiame.

Partiamo dall’inizio: cosa si intende con fienagione?

Questa pratica, che viene chiamata anche conservazione a secco, prevede l’asportazione di acqua dai tessuti vegetali fino ad arrivare a valori di umidità compresi tra il 12% e 15%.

Tra le diverse tipologie di fienagione ci sono: la tradizionale (il fieno viene lasciato ad essiccare nel campo senza mai essere spostato) e in due tempi (processo che prevede una fase di pre-appassimento nel campo e poi una successiva di essiccazione nel fienile).

Qual è il principale rischio nella procedura di conservazione e cosa comporta?

Un’elevata presenza di umidità causa una fermentazione scorretta che produce muffe e microrganismi nocivi. Questo potrebbe portare a due tipologie di fieno:

– uno ‘’riscaldato’’ dove gli zuccheri e gli amminoacidi reagiscono tra loro formando composti non digeribili dagli animali;

– uno troppo umido che può portare al verificarsi di episodi di autocombustione.

Affinché il foraggio giunga in stalla ancora ricco di tutte le sue proprietà organolettiche, è necessario che vengano impiegate le migliori tecnologie durante la coltivazione, la raccolta e lo stoccaggio.

Ed è proprio nella fase di stoccaggio che si inserisce DueA!

I nostri tunnel ad arco o gamba dritta, monotubo o tralicciati, di diverse capienze in base alle esigenze dell’agricoltore, rappresentano una soluzione rapida ed economica!

La struttura in ferro e la copertura in telo impediscono all’acqua di entrare, allo stesso tempo le testate apribili con le finestre in rete sui timpani e sui laterali permettono una costante areazione dell’ambiente interno, riducendo la condensa e la formazione di umidità.

Contattaci per avere maggiori informazioni!

Perché coprire le vasche di stoccaggio – spiegato in maniera semplice

Le vasche possono possono essere di diverse modalità: vasche cilindriche o rettangolari, amovibili, etc.. Perchè è importante coprirle? Scoprilo in questo articolo

I reflui zootecnici comprendono tutti gli scarti palabili e non palabili derivanti dagli allevamenti di bestiame, tra cui deiezioni, alimenti e acque che nella gran parte delle aziende agricole vengono riciclati come fertilizzanti grazie a delle apposite cisterne di contenimento.

Tra i reflui zootecnici troviamo: letame, composto da reflui allo stato liquido, paglia ed altri scarti, veicolati successivamente in apposite trincee, concimaie o platee in cemento, e il liquame, stoccato per circa sei mesi all’interno di vasche specifiche di grandi dimensioni (contengono il volume di una vasca olimpionica!).

Le vasche possono possono presentarsi in diverse modalità: vasche cilindriche o rettangolari, copertura amovibile o fissa, interrata o in superficie.

Gli scarti liquidi convogliati all’interno delle vasche di stoccaggio subiscono un processo fondamentale per i completamento dei processi chimici, senza i quali non sarebbe possibile l’utilizzo nell’ambiente agricolo per diverse ragioni a cui prestare attenzione:

  • Emissioni gassose: i reflui zootecnici rilasciano sostanze tra cui l’ammoniaca, causa di sovra concimazione degli ecosistemi sensibili e dei gas serra, di cui metano e protossido di azoto.
  • Liquido in eccesso: il composto liquido all’interno delle vasche, se lasciate aperte, risente degli agenti esterni quali l’acqua piovana e temperatura. Ci si troverà quindi a dovere gestire un eccessivo volume di liquame, con un conseguente aumento della mole di lavoro.
  • Sostanze maleodoranti

Questi tre fattori, possono quindi esser notevolmente limitati scegliendo una copertura per vasche, beneficiandone a livello non solo ambientale, ma anche qualitativo ed economico.

Modelli di coperture

Esistono due tipologie tipi di coperture di vasche di stoccaggio liquame differenti strutturalmente e operativamente:

  • Vasche coniche: composte da colonna centrale in acciaio inox e telo di copertura impermeabile con cupolino superiore per la corretta fuoriuscita degli elementi gassosi e il bloccaggio degli agenti piovosi esterni;
  • Vasche galleggianti: composte da una membrana flessibile tramata in pvc ad alta resistenza e canale di  scolo per la fuoriuscita dei liquidi in eccesso

I contributi in Italia

A tal proposito, alcuni Stati europei hanno già reso obbligo di legge le coperture delle vasche per i reflui zootecnici, mentre anche regioni italiane si stanno muovendo autonomamente per contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale dovuto alle emissioni atmosferiche, mettendo a disposizione dei bandi per società, imprenditori agricoli e cooperative.

Tra le disposizioni attive, segnaliamo:

Lombardia: Operazione 4.4.03 per strutture di stoccaggio  – Investimenti non produttivi finalizzati alla riduzione di ammoniaca in atmosfera

Emilia-Romagna: Operazione 4.1.04 – Investimenti per la riduzione di gas serra e ammoniaca

Veneto: Investimenti in immobilizzazioni materiali del PSR Veneto 2014 – 2020 – Tipo intervento 4.1.1 – Investimenti per migliorare le prestazioni e la sostenibilità globali dell’azienda  riduzione emissioni

Per conoscere i bandi attivi nel tuo territorio, puoi visitare il sito della tua regione o della Gazzetta Ufficiale.

Per ricevere assistenza sulla copertura per vasche puoi visitare il seguente link e contattarci tramite form o WhatsApp!

https://www.antoniniduea.it/it/prodotti/copertura-vasche/

GRUPPO ANTONINI: UNO SGUARDO AI NOSTRI RISULTATI E AI NOSTRI OBIETTIVI PER IL 2022

Uno sguardo ai risultati ottenuti nel 2021 da Gruppo Antonini e ai futuri obiettivi da raggiungere nel 2022.

Il 2021 è stato un anno che ci sentiamo di descrivere con una sola parola: crescita.

Ad ogni fine segue un nuovo inizio e noi abbiamo deciso di ripartire mettendo a fuoco quegli obiettivi e miglioramenti aziendali che vogliamo condividere con chi è stato al nostro fianco e che da anni ripone la sua fiducia nel nostro brand.

Prima di volgere il nostro sguardo al futuro, vogliamo ricordare da dove siamo partiti.
Il Gruppo Antonini oggi si presenta come un’azienda strutturata composta da 4 differenti brand, 60 dipendenti e più di 90 collaboratori, ma la sua storia inizia 28 anni fa ed è frutto del lavoro instancabile dei membri della famiglia Antonini.

Il futuro di Due A srl si proietta proprio su Gruppo Antonini, in grado di contenere diverse aziende e modi di operare, per adeguarsi ad un nuovo mercato e nuove regole, in una prospettiva di rinnovamento costante ma con l’etica lavorativa che da sempre contraddistingue l’operato aziendale.
Nel corso del 2022, il Gruppo Antonini metterà in atto ulteriori step qualitativi esterni, tra cui:

  • Maggiore approfondimento e ricerca del mondo ovini e caprini grazie a una serie di collaborazioni, per arrivare ad una nuova proposta merceologica in grado di soddisfare nuove esigenze di mercato, mixando innovazione e qualità;
  • Perfezionamento dei prodotti di punta nel mondo bovino, che finora hanno dato grandi soddisfazioni grazie alla meticolosità dei lavori svolti e all’attività di costante ricerca e confronto con clienti e professionisti;
  • Coerentemente con gli sviluppi tecnici anche l’organico interno ed esterno è in crescita, grazie all’attenta ricerca di professionisti in grado di portare nuovo valore all’azienda ed al team e consolidare la qualità dei prodotti DueA. La nostra rete commerciale è infatti arrivata nel 2021 ad oltre 50 agenti in tutta la Penisola, ma mira a consolidarsi ben oltre il territorio nazionale, portando le soluzioni DueA Agrizootech anche in Nord ed Est Europa.
  • un nuovo CRM studiato su misura, grazie alla costante collaborazione con Omega, permetterà di ottimizzare i flussi commerciali e di informatizzazione verso l’esterno, ma anche velocizzare le comunicazioni ed i processi interni. I prossimi passi coinvolgeranno anche l’automatizzazione degli interi processi produttivi e l’ammodernamento dei sistemi di disegno progettuale.
  • ampliamento della sede per ospitare nuovi uffici ed un magazzino ancora più capienteper la merce in spedizione

Nuovi brand, stessa esperienza

Abbiamo già anticipato il lancio dei due nuovi brand del Gruppo: DueA Industry e MyEbox.

Gruppo Antonini rappresenta anche la possibilità di declinare la tensostruttura DueA a più settori innovativi, con un prodotto modulabile in grado di adattarsi a diverse attività e settori, da quello industriale fino all’ambito privato.

Per scoprire il mondo Antonini e i nostri marchi, clicca qui: https://antoninigroup.it/

Lattazione: la razza frisona

Negli anni, la frisona è diventata il leader nella produzione di latte, facendosi apprezzare in tutto il mondo per la produzione record e l’alta qualità che raggiunge.

Lattazione: la razza frisona

Tra le razze occidentali più presenti in Italia, soprattutto nella pianura padana, troviamo la vacca Holstein, comunemente detta Frisona Italiana per la sua origine dalla zona di Frisia, tra i Paesi Bassi e la Germania. Negli anni, il bovino olandese è diventato il leader nella produzione di latte, facendosi apprezzare in tutto il mondo per la produzione record e l’alta qualità che raggiunge. Pensa: il doppio della produzione rispetto ai cugini pezzati rossi.

Lo sviluppo della pezzata nera è stato incentivato negli anni dagli studi genetici ed il conseguente irrobustimento della struttura fisica che, se da una parte si presenta ora come forte e robusta, dall’altra rimane molto sensibile a fattori esterni, sia fisicamente che sul piano comportamentale.

La razza friulana ha infatti una disposizione docile, affettuosa ed una buona capacità di adattamento eppure si riconosce dalla sua indole alterabile e nervosa.

Le bovine iniziano il loro periodo di lattazione con la nascita del vitello, nonostante i primi giorni siano sfruttati per il colostro e solo dopo un mese si registri il picco di lattazione arrivando ad un periodo complessivo di circa 305 giorni, calcolati secondo l’anno solare ed inclusi i periodo di asciutta.

Le variabili principali per una migliore qualità produttiva rientrano nel tema degli spazi, della salute e dell’alimentazione:

  • Spazio: dalla fase pre e post parto fino al complessivo periodo di produzione, le vacche Holstein hanno maggior bisogno di trovarsi in ambienti comodi e ampi. Dotarsi di una corsia pedonale favorisce il mantenimento di uno stato dinamico e proattivo necessari per il metabolismo e la digestione. In aggiunta, è fondamentale ripararle da correnti fredde e precipitazioni soprattutto nel periodo invernale, dotarsi di sistemi di protezione come reti frangivento o lampade riscaldanti riduce il rischio di improduttività.
  • Salute: nella gestione e progettazione degli ambienti, particolare attenzione va rivolta alla possibilità di pronto intervento da parte di un professionista, per monitorare lo stato di salute e igiene dell’animale e non incombere in stress o malattie come il collasso puerperale, tra i problemi più diffusi tra la partorienti.
  • Alimentazione: è importante prediligere una dieta ricca di proteine ed un mangime di alta qualità.

L’animale in sostanza dev’essere posto nelle condizioni ottimale per assecondare lo sviluppo delle sue attitudini comportamentali e etologiche.

Come il Veneto sostiene l’allevamento

Scopriamo in questo articolo come il Veneto sostiene l’allevamento:ecco un insieme di incentivi per dare una spinta tecnologica al settore

Fonte: Rivista Informatore Zootenico

Per iniziare, qualche dato: il settore zootecnico Veneto genera una produzione lorda di circa 823 milioni di euro: 429 derivano dal comparto latte, i restanti 394 da quello della carne.

Il Veneto è infatti insieme al Piemonte la Regione leader nell’allevamento dei bovini da carne con oltre il 30% dei capi macellati in Italia.

Con la prossima programmazione comunitaria, la zootecnia veneta si troverà ad affrontare le nuove sfide del Green Deal, che consiste nell’introduzione di tecniche migliorative e di nuove tecnologie negli allevamenti zootecnici al fine di ridurre l’impatto del gas serra.

I principali obiettivi che dovranno essere raggiunti con il Green Deal sono infatti:

  • riduzione delle emissioni di anidride carbonica e metano provenienti dagli allevamenti
  • Riduzione dell’uso degli antimicrobici
  • Miglioramento del benessere animale

Come raggiungere questi obiettivi? Per farlo abbiamo a disposizione innovazione, ricerca, nuove tecnologie, adeguamento delle competenze e investimenti finalizzati.

L’applicazione di tecniche migliorative e l’introduzione di nuove tecnologie all’interno degli allevamenti agrizootecnici dovranno favorire infatti la diminuzione del gas effetto serra, alla luce delle ultime manovre previste dal Green Deal.

Per concretizzare i tre obiettivi, è previsto il finanziamento di 23 milioni di euro per il finanziamento di investimenti per una migliore gestione del liquame e della sua distribuzione.

Un’altro importante traguardo che ci si è prefissati con il Green Deal è il benessere animale, per questo motivo sono in corso le sperimentazioni sulla riduzione degli antibiotici e delle emissioni negli allevamenti da carne per 2,3 milioni di euro.

I finanziamenti previsti dal Veneto per sostenere il settore dell’allevamento

Nella programmazione in Veneto sono stati finanziati nel complesso 5.170 interventi per un totale di 36,5 milioni di euro.

I beneficiari del settore latte sono stati 2.181 con un premio che ammonta a 9,1 milioni di euro (di questi, 1,2% destinati ai giovani allevatori).

Nel settore carne sono stati erogati invece 27,3 milioni di euro, di cui 2,4 milioni destinati ai giovani allevatori.

Un insieme di provvedimenti molto promettenti e incoraggianti per dare una spinta tecnologica e innovativa al settore dell’allevamento, e non ultimo, per salvaguardare le generazioni presenti e future di allevatori.

Vitelli a 90 giorni: nuovi bisogni e nuovi spazi

Ecco quindi un vademecum delle buone pratiche da adottare se hai dei vitelli a 90 giorni di vita. Leggi tutto l’articolo sul blog

Nell’ultimo post del nostro blog di settembre, abbiamo discusso dell’allevamento dei vitellini dai primi giorni di vita fino a raggiungere i 90 giorni. Durante il secondo e il terzo mese, i vitelli entrano nella fase di svezzamento, durante la quale la loro dieta liquida viene gradualmente arricchita con alimenti secchi ad alto contenuto proteico e di alta qualità.

In questo stadio, è cruciale considerare non solo l’età del vitello, ma anche il suo peso corporeo e il suo stato di crescita. Ogni vitello può avere bisogni diversi, poiché non tutti raggiungono lo stesso livello di sviluppo contemporaneamente. Il periodo di svezzamento segna la transizione da un sistema digestivo monogastrico a uno ruminante; il rumine inizia a funzionare grazie all’assunzione di alimenti solidi, anche in piccole quantità. Un corretto sviluppo del rumine è essenziale per favorire la fermentazione degli alimenti e garantire l’energia necessaria, evitando perdite di peso nel periodo post-svezzamento e contribuendo alla crescita di animali sani e robusti.

Fino a sei mesi di vita, i vitelli sottoposti a stress psicologico hanno bisogno di attenzioni e cure specifiche per supportare il loro sviluppo.

È importante adottare pratiche di allevamento che minimizzino i cambiamenti nei gruppi di vacche da latte, poiché ciò aiuta a mantenere legami sociali duraturi e stabilità all’interno del gruppo. (EFSA, 2012b – Raccomandazione 65).

Ecco alcune buone pratiche da seguire per i vitelli di 90 giorni:

1. Riduzione graduale del latte: È fondamentale diminuire lentamente l’assunzione di latte per permettere all’animale di adattarsi, evitando che riceva alimenti liquidi dopo la decima settimana.

2. Nutrizione e monitoraggio: Nutrire e controllare i vitelli due volte al giorno, assicurando un’illuminazione e una ventilazione naturali.

3. Sanificazione degli ambienti: Gli spazi devono essere puliti e controllati, poiché i vitelli sono suscettibili a malattie polmonari e enteriche.

4. Stabulazione collettiva: I vitelli devono essere trasferiti in stabulazione collettiva a 60 giorni, come previsto dalla legge.

I vitelli hanno nuove esigenze: interagire, socializzare e muoversi sono fondamentali per il loro benessere. Diverse soluzioni sono state sviluppate per soddisfare queste necessità.

Per i vitelli allevati in gruppo, lo spazio disponibile deve essere di almeno 1,5 metri quadrati per vitelli sotto i 150 kg, 1,7 metri quadrati per quelli tra 150 e 220 kg e 1,8 metri quadrati per quelli oltre i 220 kg (decreto legislativo n. 126 del 7 luglio 2011).

In situazioni eccezionali, sotto la supervisione di un veterinario, un vitello può essere isolato per motivi sanitari o se il gruppo totale è inferiore a sei capi, e il vitello è stabulato con la madre.

Gli ambienti dedicati agli animali devono avere una base asciutta e consentire un facile accesso a cibo e acqua in abbondanza. È consigliabile creare spazi appositi, facili da pulire e gestire, piuttosto che utilizzare aree ricavate all’interno di una stalla.

Vitelli: quanto è importante investire nel futuro, dai primi 90 giorni

I primi 90gg di vita sono determinanti per la salute futura del mandria, in quanto i vitelli risultano sensibili a diverse patologie. Leggi di più

Il benessere del proprio bestiame e della propria azienda è un risultato che si ottiene con cura, precisione e monitoraggio costante.

Un’attenta gestione e organizzazione dello spazio dedicato ai primi giorni e mesi di vita dei vitelli, con un’età inferiore agli 8 mesi, rappresenta per un allevatore la prerogativa chiave per la resa della propria azienda, in termini di salute, longevità e fertilità animale ma anche produttività e qualità.

Vediamo di seguito alcune delle caratteristiche chiave per garantire benessere ai propri animali:

  • I primi 90gg di vita sono determinanti per la salute futura del mandria, in quanto i vitelli risultano altamente sensibili a diverse patologie, tra le più comuni quelle respiratorie e intestinali a causa della mancanza totale di anticorpi. Durante le prime 48h di vita un’adeguata colostratura se somministrata nelle corrette dosi (50g di anticorpi/1L) e tempistiche previene le infezioni, mantenendo immutata la flora microbica ‘positiva’ e proteggendo la salute del vitello a lungo termine, soprattutto se effettuata correttamente ad un’ora dalla nascita quanto l’organismo detiene la massima capacità di assunzione di anticorpi.

  • La protezione dell’animale deriva allo stesso modo dagli ambienti circostanti a lui riservati, dove si consiglia di dotarsi di filtri sanitari e sistemi di pulizia, per garantire un ecosistema igienizzato e luminoso oltre che ampio per impedire la trasmissione dei batteri. Fino ai 60 giorni gli animali saranno quindi inseriti in delle gabbiette individuali che se da una parte garantiranno un’alimentazione individuale e specifica ai bisogni del singolo, dall’altra impediranno la trasmissione di infezioni.

L’ordinanza legale sulla protezione degli animali impone però dei rigidi requisiti da soddisfare, quindi è importante garantire ai vostri animali delle gabbiette aperte che permettano un contatto visivo e olfattivo con i conspecifici (Art. 38 OPAn)

La struttura deputata alla crescita dell’animale deve quindi permettere il ricambio d’aria estivo, verificando che la frequenza respiratoria non superi tra i16-50 respiri al minuto, ma al contempo sapersi adattare a temperature più rigide per evitare l’incombenza di malattie respiratorie che possano portare il vitellino ad uno stato di stress e debolezza.

Manutenzione costante ed elevatissimi standard di pulizia e precisione garantiscono risultati concreti e tangibili, in un settore dove essere lungimiranti non è una semplice accortezza ma una reale necessità.

Scopri le soluzioni che DueA mette a disposizione per la salute dei tuoi vitellini: https://www.antoniniduea.it/it/categoria_prodotto/box-vitelli/

Attenzione all’alimentazione dei bovini in estate

L’alimentazione dei bovini è uno dei fattori che necessita di costante monitoraggio nei vari periodi dell’anno ma soprattutto in quello estivo

L’alimentazione del bovino è un tema delicato ed un processo che merita particolare attenzione dalla falciatura fino alla conservazione ed alla distribuzione, per permettere all’animale il massimo della salute e, di conseguenza, all’uomo.

Come ben sappiamo i bovini fanno parte della famiglia dei ruminanti, categoria di  erbivori comprendente caprini, ovini, cervidi e camelidi, caratterizzati da un apparato digerente con 4 stomaci funzionali per il processo di digestione della cellulosa.

Il sistema digerente poligastrico dei bovini è descritto come complesso proprio per il processo di fermentazione microbico che inizia nei prestomaci (rumine, reticolo, omaso) e si conclude all’abomaso, vero e proprio stomaco operante in attività con gli enzimi digestivi dell’intestino.

L’alimentazione bovina nella stagione estiva: alcune precauzioni

L’alimentazione dei bovini è uno dei processi determinanti che necessita di costante e minuzioso monitoraggio nei vari periodi dell’anno ma soprattutto in quello estivo, il quale rappresenta spesso un ostacolo al comfort dell’animale che può risentire dell’umidità e delle alte temperature. Il clima circostante sfocia quindi in una riduzione dell’ingestione e della produzione di latte, evidente soprattutto verso i mesi autunnali: secondo il THI (Temperature Humidity Index) le temperature non devono infatti superare il valore di 73 dove iniziano i primi sintomi di disagio fino al valore di 84 con una vera e propria emergenza.

Le precauzioni da prendere in vista della stagione torrida comprendono quindi la presenza di zone d’ombra e di ambienti ventilati, disponibilità maggiore di acqua pulita e fresca, possibilmente sotto ai 15° e, ultimo ma non meno importante, razione e dosaggi di cibo ad hoc.

Il corretto piano alimentare nell’alimentazione dei bovini

Il piano alimentare va infatti regolato secondo una nutrizione clinica dove il dosaggio di particolari nutrienti e additivi alimentari ricopre un ruolo fondamentale: mentre in inverno è maggiormente accettabile l’inserimento di foraggi più stagionati, in estate è necessario che questi siano giovani, freschi e appetibili.

L’appetibilità della biada deve andar di pari passo con la sua digeribilità, prediligendo insilati come mais oppure barbabietola e soia, alimenti ad alto contenuto di zuccheri e proteine a bassa degradabilità ruminale, è inoltre buona azione quella di limitare la concentrazione di cloro preferendo sodio, magnesio, potassio e fosforo, per evitare l’acidosi metabolica del sangue attivabile con lo stress da caldo.

A livello di gestione degli spazi e delle tempistiche è inoltre utile preferire la somministrazione negli orari più freschi, quali la mattina presto e la sera tardi, assicurandosi una corretta illuminazione e predisposizione di mangiatoie e abbeveratoi.

Noi consigliamo sempre, coerentemente con la nozioni sovrascritte, di prendere come riferimento la naturale e spontanea reazione delle bovine alla variazione di dosi e misure nutrizionali, per imparare e riconoscere i loro bisogni e adattare la nutrizione in base alla loro sazietà ed energia.

(tab.1) Concentrazione consigliata di macroelementi nella stagione estiva (valori riferiti alla sostanza secca)

Elementi

Valori consigliati in estate

Sodio

0,6 max

Potassio

nessun limite

Cloro

> 0,25

Magnesio

0,4

Calcio

> 0,9

Fosforo

> 0,4

Dcda meq (Na + K) – Cl]100 grammi

+ 35 + 40

Fonte: Fantini Professional Advice 2015

Giornata Internazionale del Latte

Il latte vaccino è l’elemento basilare della dieta mediterranea. Vediamo insieme la situazione del mercato latteario alla luce della crisi.

Dal 2001, il primo giugno coincide con la Giornata Internazionale del Latte, ricorrenza istituita dalla FAO per celebrare il latte vaccino come l’alimento globale per eccellenza.

Conosciuto fin dai tempi più antichi, tuttora prodotto in svariate forme e quotidianamente scelto per le sue proprietà nutrizionali, il latte da sempre accompagna la storia dell’uomo e con essa si evolve, contribuendo ad apportare proteine, vitamine e minerali per l’essere umano e l’animale.

La giornata è stata istituita non solo con l’intento di decantare un alimento tanto rappresentativo per una dieta sana, ma per sostenere l’esigenza di una produzione responsabile e regolamentata nel settore agroozootecnico e lattiero-caseario, promuovendo e tutelando l’industria che vi lavora dietro le quinte.

Nonostante la diminuzione dei consumi di latticini, spesso e sempre più volentieri associati all’idea di crisi ambientale e sofferenza animale, il latte è riconosciuto come l’alleato essenziale per l’apprezzata dieta mediterranea, dove la chiave, come in tutto, si trova nel mezzo: il giusto equilibrio tra un consumo ed una produzione consapevole.

GIUGNO 2021: QUALCHE DATO

Ciò che spesso il consumatore finale non sa è che il prezzo medio del latte vaccino che arriva sugli scaffali del supermercato è il risultato di un iter ben più lungo e articolato, troppo spesso poco meritocratico e non sempre dalla parte dell’allevatore.

Quest’ultimo dipende infatti da molteplici variabili, tra cui, nel 2020, oltre alla pandemia globale, l’aumento del 30% del costo degli alimenti per il bestiame, prezzo direttamente relazionato agli introiti della produzione.

Nonostante le pessime prerogative, l’industria del latte vaccino sembra però aver degnamente resistito alla crisi: da un lato grazie alla domanda derivante da Cina e Sudest Asiatica, dall’altro posizionandosi maggiormente nell’utilizzo domestico ed al dettaglio, compensando la mancanza creata dalla chiusura di bar, ristoranti e pizzerie.

Dall’ inizio del 2021 il prezzo del latte in Italia sembra ora essersi stabilizzato, raggiungendo una quotazione media al 350,00 euro/1000 kg nella recente seduta della CCIAA di MI-MB-Lodi del 24 maggio. Un dato davvero positivo se confrontato con i 12 mesi precedenti, dove il costo del latte era inferiore del 5,18% (da 328,75 a 345 euro/1000kg tra maggio 2020 e 2021), nonostante lo standard del 2019 sia ancora lontano (391,25euro/1000kg a maggio 2019)

Il recente rialzo del prezzo del latte vaccino e dei prodotti agricoli in generale, apre, secondo la Commissione Europea, l’inaspettata prospettiva ad un mercato favorevole, coerentemente anche alle recenti riaperture ed il progredire della campagna vaccinale.

In generale l’annata passata è stata densa di squilibri e timori che ancora aleggiano e si ripercuotono nel settore zootecnico, parzialmente salvato, oltre dalla nobile firma Made in Italy, dal latte a utilizzo caseario, con un incremento di export del +1,7% e del +12,7% lo scorso dicembre, per quanto riguarda Grana Padano e Parmigiano Reggiano.

Il rischio più imminente tuttavia rimane la sovrapproduzione e la perdita di competitività del latte italiano nel contesto europeo e globale, sarà necessario un accordo ed, ancor prima, un dialogo tra mondo della produzione, istituzioni e richieste del mercato.

L’obiettivo primario deve essere la salvaguardia dei prodotti lattieri italiani in accordo con la responsabilità animale, la qualità dell’offerta ed il guadagno netto dell’allevatore, restituendo così valore alla produzione ed alla professione che da anni la permette.

latte vaccino

(Fonti: Assolatte.it; ec.europa.eu; agronotizie.imagelinenetwork.com)

La regolazione del microclima in stalla e la ventilazione naturale 

In inverno gli allevatori ricorrono al sistema di ventilazione naturale, tuttavia in estate può non essere sufficiente. Scopri perchè

La bella stagione è dietro l’angolo, e con essa le necessità dei bovini da allevamento si fanno ancora più protagoniste. L’osservazione e la gestione della vacche da latte è, fin dai primi istanti di vita, un processo sempre più delicato che richiede un continuo aggiornamento e manutenzione per assicurarsi che l’ambiente circostante sia accogliente e favorisca una crescita sana e forte.

In inverno gli allevatori spesso ricorrono al sistema di ventilazione naturale, tuttavia nei periodi più caldi questo metodo di raffrescamento può non essere sufficiente per garantire il benessere dei propri animali. Vediamo in questo articolo perché.

LA GIUSTA TEMPERATURA NELLA STALLA

Le temperature che per noi possono essere tradotte in un clima mite, dai 24°-25°, per gli animali da latte possono rivelare le prime complicazioni, andandosi a sommare progressivamente con l’impatto delle radiazioni solari, il livello di umidità relativa (UR) e gli sbalzi termici, riassumendosi nel generale stress da caldo.

Per ottimizzare dunque la salute generale, le temperature medie delle stalle dovranno variare, distinguendosi in base alle bovine in lattazione e in asciutta. Tra i vari accorgimenti, le prime richiedono una neutralità termica indicativamente tra i –5° e 21°, ma anche le bovine in asciutta meritano pari attenzioni per il periodo di stress a cui sono sottoposte, con una temperatura più elevata indicativamente tra i 0° e i 24°.  Considerando che le temperature ottimali non possano mai darsi per definitive in relazione a fattori quali l’umidità e la velocità dell’aria, la media di riferimento si dovrebbe aggirare dai 7° ai 20° con un tasso di umidità non superiore al 40/50%.

LA VENTILAZIONE NATURALE E I SISTEMI DI RAFFRESCAMENTO

Nel periodo meno caldo si ricorre a sistemi che rafforzino i naturali metodi di ricircolo attraverso movimenti d’aria dal basso verso l’alto, grazie ad aperture laterali e cupolini superiori. La stagione fredda infatti, indipendentemente dal territorio, fa spesso affidamento alla ventilazione naturale, detta anche sistema “passivo”, grazie alla capacità di riciclaggio dell’aria senza il ricorso di alcuna fonte energetica. Un processo ottimale per ridurre notevolmente costi e manutenzione attraverso un cosiddetto effetto ‘camino’.

Nonostante ciò, considerando la tendenza fisiologica delle vacche ad emanare calore, all’alzarsi delle temperature i sistemi naturali potrebbero non esser sufficienti per contrastare lo stanziamento d’aria calda, entra quindi in gioco la necessità di un sistema di raffrescamento e ventilazione forzata. Strumenti di termoregolazione vengono distribuiti tra dormitori e zone di alimentazione accompagnati da delle doccette nelle autocatture a ritmo alternato per guidare un ciclo di raffreddamento e asciugatura del manto delle bovine, agevolando il bilanciamento della temperatura. I destratificatori, ad alto rendimento energetico e basso consumo, permettono il costante riciclo e la ridistribuzione dell’aria, grazie al movimento costante di sei pale in alluminio.

Le nuove tecnologie permettono di abbinare questi sistemi a delle centraline automatiche che, grazie al rilevamento di temperatura/umidità, permette la regolazione automatica dei cicli di bagno-asciugatura.

In conclusione, il monitoraggio del microclima in una stalla non è altro che uno dei tanti fattori da considerare, possibilmente già in fase di progettazione della struttura, per riuscire ad avere un miglioramento notevole del benessere animale e maggiori risultati in termini di qualità e produttività.